UN'IDEA È DIVENUTA STORIA
"È festa: 1° incontro nazionale dei giovani cattolici svizzeri"
Bellinzona 12 settembre, Monte Tamaro 13 settembre '98


Di Cristina Vonzun



Un evento impensabile solo alcuni anni fa, oggi è divenuto realtà. Scesi dal Tamaro, ripensiamo alle due intense giornate dell'incontro nazionale come ad un dono grandissimo. Sua eccellenza, il presidente della Conferenza Episcopertine/copale, Mons. Vescovo Amedeo Grab, nell'omelia della S. Messa al Tamaro ha puntualizzato l'essenziale di questa straordinaria esperienza di comunione: "con Cristo tutto è possibile ... Lui fa del raduno del Tamaro una testimonianza di fede, Lui renderà possibile ogni fedeltà".

La verità di queste parole non passa solo attraverso i secoli di storia che hanno contraddistinto il cammino cristiano, con i suoi santi, i suoi martiri e i milioni di umili persone che hanno dato tutto per seguire Cristo, essa passa anche e ancora nella libertà e nella disponibilità di tanti nostri giovani che hanno detto un "si" incondizionato, ricco di fatica, di sacrifici personali, ma anche di gioia, impegnandosi per realizzare questo incontro nazionale oppure più semplicemente, ma non in modo meno scontato, aderendo con la loro presenza, all'iniziativa. Da sud a nord, da est ad ovest c'è stato qualcuno, che con modalità diverse, si è mosso.

La prima istantanea che possiamo ricordare è quella dei responsabili e dei volontari ticinesi: oltre 150 giovani, suddivisi in 27 servizi. Tra questi alcune decine hanno lavorato per mesi. Tutti hanno vissuto l'ultima settimana a ritmi intensissimi, dimostrando una grande serietà. Giovani di tutti i movimenti e di tutte le associazioni ecclesiali della nostra diocesi: esploratori (preparatissimi sul piano tecnico), focolarini, giovani di Comunione e Liberazione, del Rinnovamento nello Spirito, di Azione Cattolica, delle Comunità Neocatecumenali, di gruppi parrocchiali di pastorale giovanile, qualcuno anche dell'Opus Dei, ma in fondo tutti e soprattutto giovani della nostra Chiesa Diocesana, uniti al loro Vescovo, affiancati da sacerdoti, da laici consacrati, da alcune religiose, dalla bellissima presenza dei nostri diaconi permanenti, senza dimenticare il prezioso aiuto della Caritas diocesana.

Al Tamaro, un'ora dopo la conclusione, seduti davanti al camino dello chalet adibito a sacrestia, con alcuni amici mezzi morti dalla fatica ma profondamente convinti di avere detto un "si" vero al Signore, abbiamo concluso che il primo dono ricevuto da questo incontro è stata l'unità tra noi e con il nostro Vescovo riscopertine/coperta, apprezzata, vissuta dentro alla concretezza delle giornate di preparazione non stop che ci hanno coinvolto ed hanno coinvolto le diverse realtà ecclesiali a cui apparteniamo. In fondo al Tamaro c'è stato quasi il miracolo di un passaggio: quello dal vivere una collaborazione tra i responsabili giovanili delle diverse realtà ad un'amicizia profonda, ad una fedeltà, ad un guardarsi in modo nuovo. Non siamo e non saremo ne i primi ne gli ultimi a vivere questa condizione, ma siamo e dobbiamo diventarne i custodi. Il Signore nelle giornate dell'incontro nazionale ha fatto capire a tutti che questo è possibile e se è possibile, questo è e diventa ora la nostra strada. Gli aspetti burocratici lasciano tra noi il posto a rapporti di ordine e carattere famigliare e il vivere il nostro servizio alla Pastorale giovanile rassomiglia sempre più a sentire ed essere una cosa sola con la nostra Chiesa diocesana. Siamo diversi tra noi, diversi per carismi, per storia dei nostri movimenti e delle nostre associazioni, ma tutti tremendamente complementari. Lo abbiamo capito nei mesi di lavoro precedenti all'incontro, lo abbiamo sperimentato alla grande festa veglia di Bellinzona, lo abbiamo visto al Tamaro. C'era da stupirsi nel vedere come ognuno di noi avesse e portasse al momento giusto, il dono giusto: quell'operare della Grazia sulla condizione della natura che ti fa capace di essere e di essere per gli altri in modo specifico e complementare. Questo non significa creare un minestrone dove le differenze e le particolarità scompaiano, ma piuttosto lavorare con queste differenze e queste particolarità date ad ognuno dallo Spirito Santo, per il bene comune. Così è per i diversi cammini e le diverse storie che nella nostra diocesi e nella Chiesa universale si riconoscono in Cristo e vogliono "stare in Lui", ognuno secondo una modalità diversa rivolta verso l'unità. Le parole dette dal Vescovo Amedeo Grab sono state precise e chiare. Erano rivolte al quadro nazionale, ma dobbiamo riprenderle e farle nostre, come diocesi e come storia di comunione e di unità tra noi, in Cristo e con il nostro Vescovo: "Restare in Cristo è la condizione di ogni sintesi intellettiva che dia garanzia di stare nel vero, di ogni crescita affettiva che apra veramente agli altri, di ogni impegno volitivo che si mantenga nonostante il rilassamento di ogni proposito ... non si tratta di fare cose per voi ma di fare con voi l'unità in Gesù".

La condizione precedente il Tamaro era quella di gente che sapeva che questo modo di vivere era possibile, ma la condizione di oggi è quella di gente che ha vissuto questo. Questi giovani sono un potenziale straordinario, non solo una speranza, ma una certezza per la nostra diocesi con cui continuare un cammino con momenti comuni che rispettano ogni singolo itinerario educativo alla fede. Siamo dunque chiamati adesso, a confermare nella quotidianità, il dono di Grazia che ci ha animato in questi mesi.

Ma le giornate ticinesi avevano non solo un obbiettivo interno, ma anche uno esterno: l'incontro sul piano della fede, con i giovani delle altre regioni linguistiche della Confederazione. Non era scontato per questi giovani venire in Ticino e dire di "si" a questa proposta. Eppure in diverse centinaia lo hanno fatto. Molti avevano partecipato alla Giornata Mondiale della gioventù a Parigi e proprio nella capitale francese si erano gettate le premesse concrete per la realizzazione dell'incontro del Tamaro. Insieme ai giovani sono arrivati anche i Vescovi che con affetto e amicizia li hanno accompagnati in questa due giorni ticinese. La loro parola e la loro presenza sono state un segno ulteriore della vicinanza della Chiesa alle nuove generazioni che è della massima importanza per il futuro.


GIOVANI TESTIMONI, TESTIMONI PER I GIOVANI

Tra le persone chiave ci sono stati tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della Festa Veglia e della S. Messa, con uno sguardo particolare per il coro e per quella ventina di giovani della nostra diocesi che si sono messi a disposizione quali animatori dei gruppi di confederati che arrivavano all'incontro nazionale. I primi hanno trascinato tutti quanti nella straordinaria Festa Veglia dell'Espo centro, mentre gli animatori seguiti da don Marco Dania e da Davide De Lorenzi hanno aiutato i gruppi ad affrontare l'esperienza delle due giornate, seguendoli in ogni momento. Ad essi è stato affidato il non facile compito di aiutare i giovani a vivere bene la salita, seguendo la traccia e le diverse tappe previste. Ho sentito proprio dai giovani confederati un sincero riconoscimento per il lavoro di questi nostri animatori e da questi ultimi la gioia per essere stati i più prossimi ai giovani stessi. Soprattutto i giovani confederati hanno avvertito una sintonia, un sentire e muoversi comune tra i nostri giovani. Non si trattava di gente scombinata appartenente a servizi diversi, ma di un grande gruppo di amici, che avevano alle spalle una storia comune e stavano vivendo un'altra tappa importante di essa. Non posso dimenticare i compiti delle retrovie, che ho personalmente seguito. I giovani che hanno preparato 1200 sacchetti con i pasti, quelli addetti alla distribuzione nei luoghi di pernottamento, quelli che hanno realizzato i 2000 libretti guida dell'incontro, gli addetti ai trasporti, il servizio tecnico che ha lavorato notte e giorno, i responsabili e i giovani del servizio di pulizia, le infermiere del servizio sanitario, gli scout del servizio d'ordine, del cammino e quelli che hanno aiutato sul Tamaro. Persone che hanno lavorato nella penombra ma estremamente importanti, vivendo i propri compiti dentro ad un cammino di fede. Personalmente uno dei momenti più belli è stato recitare le lodi, Domenica mattina nell'Espo Centro vuoto con i giovani addetti alle pulizie e alcuni volontari dei trasporti. È stato un momento in cui abbiamo pregato insieme per quelli che stavano salendo verso il Tamaro, uniti spiritualmente nel cammino con loro, ma addetti ad un cammino diverso, quello di dover pulire i dormitori e la sala della manifestazione. Come non dimenticare da ultimo, i nostri giornalisti che hanno realizzato nella notte tra Sabato e Domenica il giornale dell'incontro nazionale "Ta-maro/Ta-bor", distribuendo il giorno dopo, le 2000 copertine/copie a tutti i partecipanti.


UNA FESTA, UNA VEGLIA, UN CAMMINO, UNA MESSA

All'incontro nazionale c'era proprio tutto: dalla possibilità di ballare a quella di pregare e ascoltare una testimonianza forte di vita, al momento del dialogo e del cammino verso il monte, alla celebrazione eucaristica, cuore della vita cristiana. Tutto questo per affermare che essere giovani ed essere cristiani è un modo di vivere che non esclude alcun aspetto della vita ma tutto può essere vissuto ponendo "Gesù Cristo come centro del cosmo e della storia", come indicava uno striscione esposto Sabato sera all'Espo Centro di Bellinzona. La giornata di Sabato con i preparativi e gli arrivi in tardo pomeriggio è passata a ritmo frenetico. Poi è arrivata la veglia. L'impressione più bella che ho riportato è stato di u grande entusiasmo nel seguire i canti e le danze e di una ricerca di silenzio, di compostezza, di ascolto durante la testimonianza di Nicolas o la lettura della Parola di Dio. Insomma, gli 800 giovani che erano a Bellinzona, avevano dentro la voglia di vivere bene questo momento e si vedeva! Questa ricerca di silenzio e preghiera ha avuto poi come suo ambito naturale di espressione il cammino al monte Tamaro, della Domenica. Sono stati in 600 ad affrontarlo a piedi. Altri, ca. 1400 sono andati con le cabine. I gruppi erano molto diversi tra loro, ma tutti hanno avuto modo, partendo dallo spunto comune della traccia, di salire vivendo al meglio questo momento. Mi ha stupito vedere la compostezza di alcuni gruppi di ragazzi romandi. Ho intuito che in loro c'è veramente una ricerca di preghiera e di incontro con Dio molto forte. Il cammino, con questi momenti di silenzio e meditazione, era un po' come un completamento dell'atmosfera festosa del Sabato. Alla celebrazione dell'Eucaristia c'è stato il momento della sfida contro le avversità metereologiche, con la grandine che minacciava tutti quanti ma che in fondo non l'ha avuta vinta! Anche alla S. Messa c'è stata partecipazione e raccoglimento, un segno della ricerca di Dio presente nell'anima di questi giovani.


IL VESCOVO TRA I GIOVANI

Il Vescovo Giuseppe c'è stato fino in fondo al punto da finire, nelle settimane precendenti il raduno, in uno spot pubblicitario! Eppure questo suo stare con i giovani ha portato e porta i suoi frutti. È stato lui stesso a raccontarsi sia durante la Veglia di Sabato che sul giornale "Ta-maro/Ta-bor" in una breve intervista che ho pensato di riprendere. Monsignor Vescovo, che significato ha avuto per lei vivere con i giovani il lungo cammino di preparazione per questo primo incontro nazionale? Prima di tutto molto entusiasmo: il loro impegno nella preparazione mi ha fatto comprendere la grande volontà che hanno questi giovani di vivere la Parola del Signore. La mia esperienza con e tra i giovani è sempre molto forte e incisiva: come i miei confratelli nel sacerdozio e come i fedeli delle parrocchie ticinesi e svizzere, li sento tutti vicini nella preghiera, nell'amicizia e nell'attività che viviamo insieme. Cosa vi portano questi giovani, cosa sentite quando vedete l'amicizía che li unisce gli uni gli altri? Essi sono per me come una vitamina. Non so se una vitamina A, B o C, poco importa! Sono una vitamina necessaria e fondamentale per procedere nel mio ministero pastorale di Vescovo. Vivo con i giovani un'esperienza di fede che deve necessariamente svilupparsi nella missionarietà. Tutte le nostre opere e attività non possono sussistere senza un concetto fondamentale: indipendentemente da dove ci troviamo noi siamo dei missionari, dei testimoni del Signore Gesù.


E LA STORIA CONTINUA ...

La domanda su come proseguire, sorge spontanea, sia sul piano diocesano che su quello nazionale. Sul primo è evidente che la nostra pastorale giovanile in questo anno sarà chiamata ad uno studio della realtà diocesana per un progetto che abbia nuove piste e nuove proposte. Si tratterà di ripartire con una marcia in più. Sul piano nazionale il Tamaro è stato come una sorta di trampolino di lancio per altri appuntamenti che precedano e preparino al grande incontro di Roma nel 2000. Molto presto faremo una verifica dell'incontro anche a livello nazionale per capire insieme quali passi comuni intraprendere verso il Giubileo.